LUNA CALANTE – I cambiamenti, il vagone giallo e quello stronzo di Prayers

LUNA CALANTE – I cambiamenti, il vagone giallo e quello stronzo di Prayers

Ieri sera ero in metro, in preda a un attacco d’ansia. Non sapevo com’era iniziato, perché, e soprattutto per quale motivo fosse così forte. Improvvisamente mi sentivo a disagio con me stessa, stanca, demotivata, impaurita, diversa dal solito. Quando sono in questo tipo di situazioni, la mia mente fa completamente KO. Si riempie di insicurezze che, a un certo punto, esplodono. Inizio a sudare, mi sento spaesata, e nel mio petto nasce la sensazione e lo stato mentale che odio di più al mondo, quello di cui faccio più fatica a liberarmi: l’inquietudine.
Non so se l’avete mai provata, e non so nemmeno io come faccio a riconoscerla da tutte le altre mille emozioni che mi passano attraverso ogni giorno, ma la sgamo (in bolognese significa scopro) sempre, è diversa dalle altre. E’ più profonda, ma anche più stronza. Non riuscivo a calmarmi, ma ero seduta in mezzo a un vagone giallo pieno di persone, e dovevo ingoiare forzatamente quel magone che mi stava salendo sempre di più. Sentivo il bisogno di piangere, ma senza un apparente motivo. Dato che odio piangere in pubblico, ho frugato nelle tasche delle mia giacca bagnata di pioggia e ho preso le cuffie. Le ho letteralmente afferrate, con forza, e ho immediatamente cercato qualcosa che potesse farmi calmare. Ho scelto Prayers. Buffo, perché umanamente non lo sopporto, ma credo sia un’artista molto valido. Mi aveva già accompagnato ad agosto, la sua “Gotich summer” è stato l’inno della mia estate nera. Metto su “from Dog to God”. Mi inizia a dire che lui è “alone, alone, alone in this fucking world”. Me lo urla in realtà. Okay, niente panico. Vedi? mi sento proprio così, anche se non è reale. E’ solo questa stupida inquietudine, a cui piace giocare. Ma non sentirmi l’unica con questo ideale, mi ha asciugato il sudore sulla schiena, mi ha sciolto il nodo in gola. Va bene Valentina, iniziamo a fare mente locale. Mancano ancora 10 fermate, e ti devi calmare. Allora, la verità è che i cambiamenti mi fanno paura. Da quando? a quanto pare da ieri. Quando vengo catapultata in un mondo che non conosco, un mondo tendenzialmente nuovo, e mi sento inesperta, inizio ad avere delle crisi bibliche. Non mi sento sicura, e questa sensazione mi fa uscire tutte le insicurezze con le quali combatto da una vita. Mi sento come se fossi completamente nuda, sola, e tutti mi potessero vedere. “alone in this fucking world”. Mi sento senza difese, data dalla mia ignoranza in materie che non mi competono. Insomma, ho poi 26 anni. Il cambiamento si chiama così anche per questo. Mi spaventa perché bisogna inoltrarsi in un territorio nuovo, sconosciuto, che comporta conoscere persone nuove, delle quali dovrai anche fidarti e di cui, ormai lo avrete capito, ho palesemente paura. Ho paura delle persone. Non del terremoto, non delle malattie, non del fallimento, ma delle persone. Quando devo fidarmi di qualcuno, e soprattutto, in questo caso, di persone che hanno competenze a me sconosciute, vado completamente in tilt. Perché? perché mi sento in una posizione svantaggiata, e purtroppo mi ci sono sentita troppe volte, con persone sbagliate. Grazie miei cari narcisisti. Tutti i mortacci vostra del pianeta non basterebbero. Comunque, la mia grande diffidenza verso il prossimo si manifesta al contrario, invece che farmi sentire sicura delle mie capacità, mi distrugge. E il pensiero che questo possa essere visto da fuori, e usato contro di me, ancora di più. Adesso capite perché dico che essere Valentina è un lavoro? Ho una testa che va tutta per conto suo. “sei sopra le righe”, come dice papà.
Ma la mia voglia di lanciarmi, di provare, di scoprirmi, di sfidarmi è sempre più forte di tutto questo. E allora mi lancio, salvo poi avere attacchi di panico devastanti. Ma ci convivo, ci passo attraverso, come dicevo nello scorso articolo. “Non è colpa tua se il 90% delle persone che hai conosciuto finora si sono approfittate di te”. “Non è colpa tua se il 90% delle persone che hai conosciuto finora si sono approfittate di te”. “Non è colpa tua se il 90% delle persone che hai conosciuto finora si sono approfittate di te”. Lo ripeto fino alla nausea, finché non diventa un mantra, l’antidoto per calmarmi, finché non inizio a duettare con Prayers. E abbiamo iniziato un po’ a giocare. Mi sono immaginata di essere lui, mentre cantavo davanti a 20 persone, in uno scantinato puzzolente. Mi sono immaginata di essere vestita di pelle, e d’intonare questo stato d’animo. Per buttare fuori. E poi di ballarci sopra, con la testa che si muove a destra e poi a sinistra, con gli occhi categoricamente chiusi. Sbattendo i miei anfibi a ogni battuta. Senza paura del giudizio del mio (molto) ristretto pubblico. E ha funzionato. Ho pensato “che figata”. E poi è arrivata l’ispirazione per scrivere. Mentre scendevo dal vagone, mi ripetevo “questo lo scrivo.. mi devo ricordare questa parola, e anche questo mood. Vedi che è tutto a posto?”. Stronzetta, alla fine te la cavi sempre.
Mi sono raccontata che a me piacciono le sfide, e che se non fosse stato per quel bastardo di Prayers forse non mi sarei calmata mai. Ho continuato a sentirla fino a casa.
Ma la musica in realtà è allegra, e mi trasmette positività. Mentre guido, mi ricordo una cosa fondamentale, una cosa che mi scordo troppo spesso. Che comunque non ho più 20 anni. E che alla fine i drammi mi piacciono. Mi piacciono solo per quello che si portano dietro. Consapevolezze, sfide, crescita. E io voglio diventare grande, cazzo. Cosa sarà mai un cambiamento? Un cambio di direzione, sconosciuto si, ma chi dice che sarà sbagliato? Solo perché non lo conosci. Sarebbe una cosa da prevenuti, da persone che tu non stimi, Vale. Tu non sei così. A te piace misurarti, darti fastidio, e poi sei venuta a Milano proprio per questo, ti ricordi? Peggio di così non può esserci nulla. A te non piace accontentarti, e se non fosse oggi sarebbe comunque domani. A te piace cambiare, sei nata per questo. Cambiare è per coraggiosi, e per quanto l’inquietudine si diverta a cambiare il riflesso delle cose, tu lo sei e lo sarai sempre. Sei nata coraggiosa. Fidati di te stessa, ma anche un po’ degli altri. Ma poi pensandoci bene, la canzone che hai scelto si chiama “From Dog to God”.
Ridi, ridi. A te i segnali piacciono, e questa non è una bestemmia.
“I never ran when they tested me”
E allora, come direbbe God, alzati e cammina.

4 Comments
  • Laura verdini
    Posted at 21:52h, 05 Ottobre Rispondi

    Cadi e sorridi, rialzati e vivi….mi inchino ogni giorno alle mie paure ed alle mie cicatrici e con loro danzo…ti stimo

  • Irene
    Posted at 21:57h, 05 Ottobre Rispondi

    Ogni volta che ti leggo è un colpo al cuore perché racconti sempre pezzi di me.

  • Rebecca Regina
    Posted at 00:00h, 06 Ottobre Rispondi

    Mi sono riletta nelle tue fucking parole 🙂 anche a me in metro è capitato di avere la tua stessa inquietudine e con la musica e qualche “mantra” l’ho superata anchio!

    Ciò che ho e hai passato, ci han forgiate. E ogni cosa purché minima, incide su di noi: questo è il bello del cambiamento….spesso accade senza che noi ce ne accorgiamo, o governiamo.

  • Claudia avells
    Posted at 20:55h, 01 Novembre Rispondi

    La mia scrittrice preferita aaaaaaaaa!!!!!!

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